intervento ernia inguinale

I migliori trattamenti per l’ernia inguinale

I progressi tecnologici esistono ormai in ogni settore e anche nella medicina. I trattamenti per l’ernia inguinale negli anni sono stati interessati da molti miglioramenti e anche i robot hanno fatto il loro ingresso in sala operatoria, con evidenti vantaggi per i pazienti.

Gli interventi più tradizionali sono ancora oggi molto utilizzati, ma le possibilità di scelta si sono ampliate notevolmente. Accanto agli interventi a cielo aperto, si possono scegliere anche le tecniche laparoscopiche, sempre più evolute grazie alla robotica.

Gli interventi a cielo aperto sono ormai superati?

Il metodo più tradizionale per approcciarsi al trattamento dell’ernia inguinale è l’intervento open. Si tratta di un’operazione che rende necessario un taglio in corrispondenza dell’inguine, così che il chirurgo possa accedere alla zona interessata dall’ernia, farla rientrare e rafforzare la parete addominale usando un’apposita protesi, che viene fissata con degli strumenti meccanici.

L’intervento viene eseguito in day hospital e non richiede il ricovero. Al termine dell’operazione il paziente può andare a casa e dovrà osservare qualche giorno di riposo. Nei giorni successivi potrà percepire un po’ di dolore e dovrà seguire la terapia del caso, prescritta dallo specialista.

Terminata la convalescenza, al paziente rimarrà solo la cicatrice. Il rischio che l’ernia faccia di nuovo la sua comparsa non è molto alto e scende ulteriormente quando il paziente si rivolge ad una struttura specializzata e ad un chirurgo con un’adeguata esperienza in questo settore della chirurgia.

Visto che ormai esistono degli interventi meno invasivi, la tendenza è quella di abbandonare questo tipo di metodica chirurgica in favore della laparoscopia.

Trattare l’ernia inguinale con la laparoscopia

L’approccio laparoscopico è senza dubbio meno invasivo, perché non serve praticare un taglio. Il punto di accesso alla zona interessata è rappresentato da piccoli fori, sufficienti per far passare il laparoscopio, ossia lo strumento usato per eseguire l’intervento. Si tratta di un sottile tubicino alla cui estremità è integrata una telecamera, così il chirurgo può al tempo stesso ottenere una visibilità ottimale e intervenire con grande precisione.

Anche in questo caso viene inserita una protesi e nello specifico si tratta di una morbida retina che col tempo viene inglobata nel tessuto che la ospita, contribuendo a rendere più robusta la parete addominale.

La convalescenza è molto breve e il paziente può riprendere quasi subito le sue attività quotidiane. È possibile guidare e anche indossare la cintura di sicurezza senza problemi. Non sarà necessario attendere neppure per fare la doccia.

La chirurgia robotica per il trattamento dell’ernia inguinale

L’ultima innovazione nel trattamento dell’ernia inguinale è rappresentato dalla robotica. Con il metodo Robotic TAPP il chirurgo durante l’intervento laparoscopico si lascia guidare non più dalla fibra ottica, ma da un sofisticato robot, così si raggiunge la massima precisione e il margine d’errore si azzera.

In questo nuovo intervento c’è tanta tecnologia italiana, perché lo strumento utilizzato per eseguire l’intervento è stato ideato dal dott. Antonio Darecchio di Internationalherniacare, uno specialista nel trattamento chirurgico delle ernie. Lo strumento in questione ha ottenuto anche un brevetto di livello internazionale e può essere usato nelle sale operatorie di tutto il mondo.

Con la chirurgia robotica anche il fissaggio della retina contenitiva è estremamente preciso e il rischio di una recidiva è molto basso. Chi è già stato operato di ernia inguinale, potrà trarre beneficio da questa moderna metodologia: non essendo necessaria una nuova incisione, il chirurgo opera su tessuti che non sono ancora stati stressati da un precedente intervento, così si riduce anche il dolore post-operatorio.

Chi intende sottoporsi ad un intervento di chirurgia robotica per trattare l’ernia inguinale, deve prestare molta attenzione alla scelta delle struttura e soprattutto del chirurgo, che deve saper padroneggiare questa metodica chirurgica e avere la sufficiente esperienza.